Lo stupore dei versi

C’è una soglia oltre la quale il confine tra ciò ch’è privato e la dimensione pubblica sfuma e si perde.

Nella società dell’informazione – quella in cui viviamo e che ancora resta lontana dal mutare in società della conoscenza – questa soglia è sottile e sempre più vicina. Sono i social a varcarla (con la nostra complicità più o meno volontaria o inconsapevole), ma pure la diffusione di tutti quei dispositivi e applicazioni che paiono renderci facile la vita, al prezzo di cedere parti sempre più ampie del nostro essere e sentire.

Anche le emozioni cessano di appartenere soltanto a chi le prova e alle persone con cui vengono generate e condivise.

Scrivere una poesia, per me, è sempre stato un momento racchiuso in una sfera di intimità, condiviso con chi me lo ispira o una cerchia ristretta di persone con le quali sento affinità di senso.

La decisione di iscrivere poesie a concorsi letterari fu per me quasi un gioco, un esperimento, un tentativo di comprendere se il mio stile riusciva a rendere il sentimento che avevo provato nel tessere quei versi e comunicare vibrazioni a chi nulla sapeva della loro origine. Avendo riscontri positivi, mi venne la tentazione di organizzare la mia produzione poetica. Lo feci, raccogliendo in una silloge gran parte delle poesie che, negli anni, m’erano nate nell’anima e avevo tradotto in fraseggi che volevo ritmati con grazia estetica.

In Declinazioni d’amore c’è un ordine logico e cronologico che mostra la maturazione dei miei sentimenti intorno al tema conduttore dell’amore. Quello cercato sovrapponendo l’astrattezza del concetto alla realtà delle relazioni, la maturazione nel provare a lasciarsi andare, a vivere prima che a guardarsi vivere, fino all’esplosione dell’amore passionale autentico, nell’incontro con la donna che mi ha cambiato la vita, liberando la sensibilità che era nascosta nel mio profondo, schiudendo la porta alla felicità del costruire insieme il futuro. Amore infinito, come titolo il terzo capitolo della raccolta. Infine, nella silloge si trova un’altra dimensione dell’amore: quello degli affetti familiari, delle amicizie, del rapporto con il mondo inteso come l’ambiente terracqueo e celeste.

Con grande sorpresa, ricevetti la comunicazione d’esser risultato vincitore, come primo classificato, nella categoria “Silloge inedita”, del Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica 2022. Oltre alla targa, il concorso prevede la pubblicazione della silloge presso la casa editrice Pegasus.

Sono, ovviamente, assai soddisfatto e orgoglioso del risultato.

Ancora non ho ben compreso se e come questo inciderà sul futuro della mia vena poetica.

La poesia, per me, è il travolgimento che dall’anima sale alla mente per cercarvi le espressioni che possano fermarlo, farne un segno miliare sulla linea dell’esperienza. Attimo irripetibile la genesi, spazio creativo pressante lo sbocco. Non particolare cura della forma.

Anche così, pare le mie poesie siano apprezzate.

Ma la forma, se la destinazione della scrittura non resta intima, si allarga a una platea di lettori ignota, merita forse maggiore attenzione.

Invero, continuo a preferire coltivare la narrativa. Inventare una storia, far evolvere i personaggi, seguirli nelle loro avventure immaginate (e continuamente avvinte alle problematiche della società in cui agiscono) è divertente, formativo, intrigante.

Nella stesura di un romanzo si ritorna sul testo, si corregge, si integra, si taglia (operazione dolorosa ma necessaria, sulla quale sempre insistono gli editor e i docenti dei corsi di scrittura). Il tempo di redazione è una variabile elastica che da agio alla revisione.

La poesia è altra cosa. A distanza di tempo (anche solo di un giorno) il sapore delle parole non restituisce appieno l’eco dell’istante che le hanno fatte nascere. Correggere, levigare, abbellire il testo rischia di snaturarla.

E così, per non perdere spontaneità e profondità, la mia rinnovata e rafforzata attenzione alla forma si esaurirà nell’impegno di completamento dei versi, torniti sol fin quando il sentimento resta vivo. Altro non aggiungerebbe bellezza e stenderebbe un velo quasi raggelante sulla sostanza dell’emozione.

Resto convinto che la forza della poesia sia l’evocazione, il non detto, che affida al lettore una personale interpretazione, mediando tra ragione e sentimento.

Questo, del resto, è il filo conduttore della poesia che inserisco al termine dell’articolo, nata dopo aver confezionato la silloge e che in essa non è contenuta.

P.S.: Per chi fosse interessato, il mio commento nell’occasione della cerimonia di premiazione la sera del 9 aprile a Cattolica è, sul mio canale Youtube, al seguente link: https://youtu.be/ILNBWUBajtc