In giornate come questa trovo conferma della mia scelta di venire a vivere a Viareggio.
Il mare si scrolla, quasi a volersi riscuotere dalla pigrizia dell’autunno.
Il vento lo gonfia. Ma stamattina il vento quasi non si sente. Soltanto lo scroscio delle onde, dal largo verso la costa, a sollevare spruzzi, a creare disegni effimeri di acque scagliate contro il pontile e il cielo, a portare il profumo e la brezza del Tirreno.
Si resta incantati a seguire il profilo delle linee frementi dei flutti, a cercare di fissare gli attimi nella memoria, a fermarli, in una gara di coordinazione e intuito, in rapidi scatti della fotocamera.
Viareggio, 2 settembre, ore 20 circa. Nubi spesse e minacciose incombono sul cielo dal mare, spinte da un vento impetuoso, verso nord. Non piove, solo qualche goccia è trascinata verso il lungomare. Il sole sta tramontando, rosso e orgoglioso. Sembra un guerriero che combatte l’assalto del temporale. Non cede. Scende lento verso la superficie delle onde, ma non vuole lasciare campo al buio, alle nuvole, che poco prima hanno catturato la luna. Fino a che il rosso baluardo va a riposare sotto la linea dell’orizzonte. Poco dopo il temporale si scatenerà, ma non farà male, rendendo omaggio al sole che l’ha fronteggiato. Uno spettacolo stupendo.
Titolo in inglese: mi scuso, ma la citazione mi pareva obbligata. Oggi si è chiuso il carnevale di Viareggio 2017, salvo qualche coda di minor importanza, premiazione ufficiale compresa. Per chi, come me, sta arrivando a Viareggio e comincia ad amarla, è stata una straordinaria rivelazione della viaregginità. Talora nel viareggino affiora indolenza, scarsa perseveranza. Ma il carnevale trasforma tutti i cittadini: c’è passione, forza, determinazione. C’è tutta la voglia di divertirsi miscelando ironia, senso del presente, intelligenza e arguzia, gusto per la bellezza nata dal pensiero e forgiata con le proprie mani. Qualcosa di travolgente (altra citazione filmica…, con un titolo originale ancor più pregnante: something wild). Stare nelle manifestazioni del carnevale trasmette una vibrazione irresistibile come le note più ritmate dei Rolling Stones nei tempi andati. L’attenzione e la cura per gli allestimenti dei carri, il rigore coreografico dei figuranti, l’allegria dei partecipanti creano un ambiente unico. In altri eventi – penso a Venezia – si possono ammirare costumi e allegorie di gran classe, ma in un nessun altro contesto si può respirare il clima del carnevale che si proietta a plasmare il carattere della città. I coriandoli nel DNA – come recita una delle tante ballate viareggine – innervano la consapevolezza di fare qualcosa di speciale e di grande, che, peraltro, è una delle ricchezze locali anche sotto il profilo dell’economia, per quanto direttamente ed indirettamente produce. L’orgoglio esplicito del significato e del contenuto del carnevale merita a Viareggio il plauso di saper interpretare ogni anno un rito pagano radicato in questa città e capace di recitare su un palcoscenico universale. Perfino la parodia del brano vincitore di Sanremo supera, per simpatia e pertinenza, tutte le molte che si sentono. Sull’orecchiabilità del brano di Gabbani (peraltro toscano anche lui) Luca Bonuccelli ha ricavato quel “Viareggini’s karma” che mi sembra tanto un atto di spensierato amore per la sua città quanto uno sprone a riprendere un cammino di successo per tornare perla del Tirreno. Ora che mi accingo a vivere Viareggio come mia nuova dimora per una rinnovata fase di vita, cerco di prendere lo spirito del carnevale e spero di poter stare dentro una dinamica di passioni che rilancino bellezza, successo e sviluppo di questa meravigliosa città, rendendola uno dei fari di un nuovo Rinascimento di cui tanto ha bisogno il nostro Paese.
Era notte sul molo di Viareggio. C’era stato vento per tutto il giorno. Ancora le onde si gonfiavano e frangevano contro gli scogli. Il profumo di salsedine era intenso, il canto del Tirreno era alto e ritmato. Le luci, filtrate dal video, come in un film di Hitchcock. Sensazioni vibranti e stupende.
Il mare, a Viareggio, negli ultimi giorni d’inverno. Le onde si gonfiano, corrono crespe a movimentare la distesa d’acqua, per distendersi più chete sulla riva. Gli spruzzi candidi avvolgono di profumo salmastro, carezzando il viso nel concerto dei frangenti dal fragore soffuso. Poche vele al largo. Il mare dona emozioni sempre diverse, sottili e profonde.
Ieri s’è messa la targa sulla porta di casa. Rappresenta lo spirito di questa svolta nella nostra vita. Dopo una lunga fase di impegni, ricca di passioni ed incontri, di realizzazioni e rigore professionale, di sentimenti a proiezione sociale, si apre un futuro con tempi più miti, con altre propensioni e spazio per trovare e ritrovare il gusto di interessi che avevamo dovuto lasciare in secondo piano, per aprirci a nuove emozioni. La pienezza delle trascorse esperienze e delle amicizie che restano alimenta l’ottimismo per quelle che verranno. Come il marinaio che s’accinge a spiegare le vele e rivolge uno sguardo carico di amore e serenità alla riva dalla quale sta partendo.
Prima di prendere il vento Prima di prendere il vento C’è un’emozione intensa. Forte e serena la vita alle spalle L’animo curioso del futuro. Scrutando la vela appena mossa Una mano sul timone, l’altra in quella dell’amore. L’orizzonte s’apre davanti: vita nuova, altre vibrazioni. Saranno albe e nubi, onde rosseggianti al tramonto. Si può andare: è tempo d’avventura, di pace e di canto, di dolcezza e profumi. D’amore Di bellezza Di mare Di brezza 30.10.2016
Cambiare radicalmente città ed ambiente è una scelta consapevole e fortemente voluta. Sono nato a Torino e per oltre 60 anni ho vissuto in questa città, che amo per la sua storia e cultura, per l’etica del lavoro che la anima, per la serietà civica e la capacità di essere spesso al centro delle svolte sociali ed economiche del Paese. Torino ha riscoperto la propria bellezza quando la crisi della grande produzione industriale l’ha privata di ritmi e vocazioni che l’avevano fatta grande ma anche un po’ triste. Così è tornata la Torino liberty e quella delle residenze sabaude. Torino ha schiuso la sua anima turistica ed è tra le città più visitate, con arrivi anche dall’estero. Resta forse modesta l’offerta alberghiera che dovrebbe sorreggere l’ospitalità, ma sta migliorando. Tuttavia Torino, come tutte le città di grande dimensione, soffre il traffico e, soprattutto, l’inquinamento. Questa la ragione che mi ha portato a scegliere di vivere in località di mare non appena mi fossi ritirato dal lavoro. Detto fatto, dopo una ricerca di un paio d’anni, che mi ha portato a sondare varie opzioni, ad aprile dello scorso anno, arrivato a Viareggio, me ne sono innamorato. Insieme ad Anna – per la quale andare a vivere al mare era un desiderio radicato si può dire da sempre – abbiamo deciso che sarebbe diventata la nostra città. Molte le ragioni: il mare versiliano, dolce e possente, accogliente e profumato; la dimensione non troppo angusta, tale da offrire buoni livelli dei servizi; una vivacità culturale e civile che consente di viverla tutto l’anno e non soltanto nella stagione balneare. Non ultima la posizione, che consente di raggiungere agevolmente le belle città della Toscana e di visitarne la ricca campagna, nonché di avere collegamenti ferroviari con tutta Italia. Ora il sogno si sta realizzando. La nostra nuova casa sta lentamente prendendo la forma (di arredamento e spirito) che vogliamo darle. La domenica 12 febbraio 2017 siamo scesi sul viale a mare per assistere alla sfilata di apertura del Carnevale viareggino. Per noi era la prima volta. C’è voluto davvero poco a farsi coinvolgere dalla passione che si esprime nell’evento, con la fantasia dei carri e le danze dei figuranti che li accompagnano ed esaltano. Ma subito mi colpì una presenza che non m’aspettavo. A precedere la sfilata c’era la banda del carnevale di Santhià, gemellato – come non avrei sospettato – con quello di Viareggio. Dalle parti di Santhià vennero le mie origini. A Tronzano vercellese, che da Santhià dista appena due km, nacque mio padre (e più tardi mia sorella) e vissero tutti i miei nonni. In quelle campagne trascorrevo da bambino afosi weekend, quando subivo il tormento delle zanzare a fianco di mio nonno che pescava rane a chili nelle risaie, non ancora preda dei diserbanti chimici. Ed ecco che in quella che diverrà la mia nuova città si affacciavano improvvisamente le mie radici. Una sorpresa. Un segno. Come se il filo della mia storia personale tenesse memoria, unendo il futuro al passato, a rendere ancor più benigna la scelta. Una ragione inattesa, a spazzare ogni nube sul cielo che da luce al Tirreno, lì dove mi accingo a costruire una nuova fase di vita con il mio amore. Tempo di nuove avventure, come mettere il vento nelle vele.