Perché comprare il mio libro?

L’autopromozione è un passaggio imbarazzante.

L’ultimo romanzo che hai tra le mani, con la sua concretezza, con l’immagine di copertina che sembra incrociare lo sguardo con il tuo, appena pubblicato, ti riempie di legittimo orgoglio. L’editore lo ha approvato, merita di gettarsi nella mischia del mercato.

Per te, non è una questione economica: i diritti d’autore sono infimi e soltanto vendite a 4 zeri li renderebbero fruttosi. Un livello che in Italia raggiunge appena un numero ridottissimo di libri.

Trovare lettori è un’ambizione tutta emozionale: significa entrare in rapporto con la sfera intellettiva e sentimentale di persone che ancora non conosci. Significa che l’opera della tua fantasia e del tuo ingegno è apprezzata.

Quando non si è autori professionisti – nel senso che non ci si mantiene con il mestiere dello scrittore – ogni romanzo è, prima di tutto, un’espressione del proprio sentire, un’esperienza liberatoria e coinvolgente, una fuga e un ritorno alla realtà con la mente e l’animo più leggeri. Raramente ci si preoccupa del potenziale lettore e gli sforzi di affinamento stilistico, come quelli di garantire potere evocativo alla storia, coerenza alla trama, sono una sfida con sé stessi. Un’evoluzione cercata, romanzo dopo romanzo.

Poi arriva l’editing. Il tuo romanzo è stato accettato per la pubblicazione, hai firmato il relativo contratto e l’editor ti richiama a limare, tagliare, cambiare. Il grafico ti propone una copertina, sulla quale hai poco spazio di contestazione. Sempre l’editor sceglie il tiolo, spesso dopo il rimbalzo tra quello che avevi proposto e tante diverse soluzioni.

Con un’ottica rivolta al potenziale di vendita.

Nella mia personale esperienza, l’editing si è via via alleggerito (spero in ragione di una crescente qualità dei miei lavori). Al contrario, su titolo e copertina la discussione rimane fitta e intensa.

Alla fine, metto l’ok al “si stampi”.

Il libro è pronto.

Per la promozione non posso contare sull’editore, che è piccolo e non ha tante risorse da impiegare per farla.

Mi muovo come so e come posso, creando occasioni, postando sui social.

A monte, i dubbi su quali siano i punti di interesse e di attrazione che possono lanciare il mio romanzo.

E si arriva al dunque.

Quando un simpatico e arguto book-blogger lo chiede senza fronzoli.

«Perché dovrei comprare il tuo libro?»

Chiaro, essenziale, brutale, ineludibile.

Gli sono grato: non posso sfuggire al mostrarmi quale mi sento e penso di essere, a spiegare il valore che attribuisco a quel che ho scritto.

La risposta (che vale per tutti e quattro i romanzi della serie sulle indagini del vicequestore Diomede Gabuzzi), in diretta nella presentazione collettiva del gruppo A.Ca.b. al Bagno Nettuno di Viareggio, nella registrazione del video visibile al link sottostante.

Se sia efficace, se incontri la curiosità del pubblico, se sia capace di fascino, lo capirò dagli effetti e dalle reazioni.

Perché comprare il mio libro? – YouTube

A.Ca.b: si inizia con il passo giusto

Era una scommessa. Avevamo improvvisato l’organizzazione e ancora poco ci conoscevamo. La pubblicità dell’evento non contava su altro che i nostri canali social, qualche manifesto, un po’ di passaparola.

E, per di più, s’era dovuto decidere all’ultimo di anticipare la presentazione alla domenica, visti gli annunci allarmanti del meteo per il giorno successivo.

Abbiamo accettato il rischio.

La presentazione collettiva, voluta e interpretata nel segno del valore della lettura, con lo scopo principale di alimentare l’amore per i libri, il rilancio del piacere di trarne emozioni e conoscenza, s’è fatta.

L’andamento è andato altre le nostre più ottimistiche previsioni.

Argutamente stimolati dai due book blogger Chiara (Chiaramentelibri) e Matteo (Degusti_book), abbiamo illustrato le ragioni e il significato della nascita del nostro gruppo e dell’iniziativa, illustrato i nostri libri, ritagliato brevi spazi di autopromozione, giocato con il pubblico.

Senza vanità e senza inutile modestia, siamo stati bravi. Abbiamo esposto temi, proposto sentimenti e idee rispettando i tempi e con efficacia dialogica.

La presentazione è fluita dinamica e interessante, densa e accattivante, davanti a un pubblico attento e coinvolto.

Alla fine, s’è anche venduto qualche libro. Fa sempre piacere firmare dediche e nuovi lettori che manifestano interesse a quel che s’è narrato.

L’importante, il risultato che ci esalta, è il salto di qualità nell’unità di intenti e nella comune sensibilità. Tutti ne siamo usciti sottolineandolo.

Questa prima prova possiamo ben considerarla un successo.

E siamo intenzionati a costruirne altre, a portare in giro il nostro amore per i libri, perché il gusto della scrittura nasce e si alimenta della moltiplicazione delle letture. Nonché dallo scambio con il pubblico che si realizza negli incontri come quello di domenica 27.

È doveroso ringraziare il Bagno Nettuno (e Simona in particolare) per averci ospitato e per aver creduto nella bontà della nostra proposta. Altrettanto un ringraziamento va alla libreria Mondadori di Viareggio, che ha curato la raccolta e vendita dei libri.

Con Matteo e Chiara ci siamo detti che non finisce qui. Abbiamo aperto un rapporto di gruppo dentro l’originalità dell’esperienza, che siamo certi di potere positivamente coltivare.

Tra noi cinque la certezza è condivisa: A.Ca.b. comincia a navigare e può tentare il mare aperto. Ci metteremo entusiasmo e fantasia, impegno e intelligenza.

Ho filmato l’intera serata.

La ripropongo nel mio canale youtube (qui sotto il link).

È lunga, ma niente affatto noiosa. Gli spunti sono molti e diversi, la passione li percorre dall’inizio alla fine.

Chi vorrà vederla potrà trovare molti motivi di interesse.

A.Ca.b, solidarietà d’autore

Promuovere un proprio libro, per autori pubblicati da piccole case editrici, non è davvero facile.

Per la verità, quando non si è noti, anche uscire presso un grande editore non garantisce nulla.

Si innesta un circuito perverso, nel quale c’è grande spazio per libri di personaggi popolari per ragioni extraletterarie (sportivi, influencer, divi delle TV e così via), mentre autori “puri” restano ai margini finché non acquistano (per bravura o per caso) una base di notorietà.

Inoltre, in un mercato asfittico come quello italiano – in Italia si legge davvero poco – proliferano gli scrittori autopubblicati o pubblicati da editori a pagamento.

Risultato: il 30% dei libri pubblicati non vende nemmeno una copia. Ovviamente nel circuito ufficiale, delle librerie e degli store on line, perché non sono considerate le copie acquistate dagli autori e rivendute (o regalate) ad amici e conoscenti.

Gli autori ai margini del mercato finiscono spesso per farsi concorrenza, ignorarsi, isolarsi nella caccia a un lettore in più, coltivando una malcelata superbia.

Insieme ad alcuni amici, anche in virtù della pubblicazione per una medesima editrice, abbiamo deciso di rovesciare questo paradigma. Di fare solidarietà e reciproco sostegno invece che competizione individualista.

Intendiamo promuovere congiuntamente i nostri romanzi. Non conta che siano diversi per genere e contenuto.

Abbiamo cercato un nome per la nostra piccola comunità. Un nome che simboleggiasse ciò che ci unisce.

Questo nome è A.Ca.b.

Achab (con l’acca) è uno dei personaggi più emblematici della storia della letteratura: il capitano cui Melville affidò la sfida inesauribile contro la balena bianca.

Noi, togliendo l’acca, ne abbiamo fatto un acronimo.

A sta per “anima”, perché nello scrivere ci caliamo senza riserve in ciò che sgorga dal profondo del nostro sentire.

Ca sta per “Carta”, il supporto che ha consentito il superamento della tradizione orale, rendendo riproducibile e largamente fruibile il testo scritto. Ancora oggi il profumo d’inchiostro e il fruscio delle pagine sfogliate dona il brivido romantico che scatena l’emozione del rapporto tra il lettore e l’autore. Un fascino che la modernità non riuscirà a cancellare.

b (rigorosamente minuscolo) sta per “bit”, la particella elementare dell’informazione, base della rivoluzione digitale. Quella che, per chi scrive, ha potenziato in misura esponenziale le modalità di lavoro: le correzioni, la collocazione degli appunti, il confronto tra versioni, l’incastro delle trame, fino all’editing finale, ne traggono formidabile aiuto.

Ecco rivelato il nostro “nome collettivo”

A – Anima

Quella che attraversa gli spazi del mondo e quelli interiori. La cifra emotiva che genera le nostre storie

Ca – Carta

Perché sulla carta si fermano pensieri, idee, narrazioni. Affinché possano essere condivise, godute, ricordate, strappate.

b – Bit

L’unità elementare dell’informazione, nell’universo digitale che ci spinge a usare la tastiera più che la penna per raggiungere gli altri.

Non siamo scrittori professionisti.

Ci siamo messi in gruppo per superare lo stucchevole narcisismo di chi scrive e pensa poi a vendere qualche copia in più facendo da sé e sgomitando con gli altri autori.

L’unione fa la forza, se il messaggio va oltre l’affermazione individuale.

Come, per noi, invitare a leggere, nel rispetto ed esaltazione delle diverse ispirazioni.

Con in comune la passione di scoprire quel che sgorga dal sentire senza filtri, offrendolo a chi vorrà leggerlo.

Debutteremo a fine agosto in una presentazione comune in un bagno di Viareggio, con la simpatica e stimolante partecipazione di due book blogger.

Un esperimento, ma soprattutto un paradigma di approccio alla nostra passione letteraria,

A cosa diamo la caccia, qual è la sfida, il nostro Moby Dick?

Il gusto della lettura.

Un libro apre la mente e scalda il cuore.

Gabuzzi indaga nei bassifondi del mercato dell’arte

Vivo un periodo difficile. Il 22 aprile mi ha colpito una paresi di Bell. Vissi già un’analoga pesante esperienza otto anni fa. Non è sindrome grave, ma è parzialmente invalidante e rende gravosi atti elementari della vita. La paralisi del lato destro del viso – conseguenza del crollo del nervo trigemino – ostacola la masticazione, il bere, il parlare. L’aspetto più doloroso e pericoloso è l’incapacità di chiudere completamente l’occhio. L’ammiccamento non riesce e la cornea si secca, si va avanti a continue gocce di collirio per tutto il giorno e occorre proteggere l’occhio durante il sonno. Gli occhiali da sole sono obbligatori all’aperto.

Le cure – dopo il cortisone, vitamina B, agopuntura e fisioterapia – avviano un recupero lento e faticoso.

Così, dopo quasi tre mesi, sto appena ora ricominciando a uscire.

Per chi ama leggere e scrivere, come me, la perdita di efficienza visiva è terribile.

Vorrei riversare in una sorta di diario letterario questo viaggio attraverso la notte – intitolerei così il racconto – ma non trovo le energie e la serenità oculare per farlo.

In questa personale temperie è arrivata la pubblicazione del romanzo che avevo ultimato già lo scorso anno.

La fase di editing mi è riuscita faticosa, ma mi restituito il gusto del fascino della storia, della costruzione della trama, dell’affinamento dello stile.

Narro della quarta indagine del vicequestore Diomede Gabuzzi dopo la nomina alla Questura fiorentina.

Anche questa volta dovrà affrontare una sfida di alto livello, contro nemici sfuggenti, astuti, ambiziosi, cinici fino alla crudeltà.

Il profiler sarà messo a dura prova, fino alla tragedia vissuta in prima persona.

Rischierà d’essere escluso dall’inchiesta, ma il forte legame con la sua squadra lo vedrà ancora protagonista decisivo per l’esito della caccia ai colpevoli.

Sullo sfondo il mercato dell’arte, i suoi vicoli misteriosi, l’indeterminatezza delle variabili, l’intreccio opaco tra passione per la bellezza e smania d’affari.

Rileggerlo mi ha dato motivazione nel continuare a coltivare il personaggio del mio vicequestore e del caleidoscopio di protagonisti che lo accompagnano o ne incrociano l’attività e la vita.

Spero offra emozioni e buoni stimoli anche a chi vorrà leggerlo.

Riflettendo verso Pasqua

Ogni anno, quando ricorrono date dall’alto valore simbolico, cerco di farne occasione per tradurre in pochi versi il senso che, volta per volta, vorrei condividere, al di là del calendario e dei riti.

Pasqua è celebrazione di Resurrezione, vuol rappresentare la possibilità di rinascita, che per i credenti è il riscatto del Figlio di Dio che con la sua ascesa offre la speranza a tutti i fedeli, mentre per chi non è cristiano può interpretare la possibilità di vincere le avversità, la speranza di pace e di un mondo più giusto ed equilibrato.

Quest’anno l’arrivo della Pasqua si colloca in un momento storico attraversato e turbato da correnti grige e perigliose.

Continua una guerra che credevamo assurda e destinata a rapida conclusione.

Le tempeste economiche generano ondate di panico e colpiscono duramente le condizioni di vita della maggioranza della popolazione a livello mondiale.

La divaricazione tra i pochi che accumulano immense fortune e chi vive del proprio lavoro, o neppure ne ha uno, si allargano e divengono baratro dal quale si sprigionano rabbia, frustrazioni, discredito delle istituzioni, sfiducia nella democrazia.

Il web implode, facendo da grancassa per le chiusure tribali di opposte frazioni e questo, insieme al degrado dei media, rende quasi impraticabile il confronto tra opinioni e concezioni diverse.

Si scambia la globalizzazione con il nemico dell’uguaglianza e si rinverdisce il mito del successo come metro per misurare il senso della vita di ciascuno.

La fine dell’effetto ascensore dello sviluppo – quello che garantiva a ogni generazione condizioni più favorevoli di quella che l’aveva preceduta – accende rimpianti su passate età felici che, se le analizzassimo con obiettività, tali non erano. Così alimentando il fascino del sovranismo che altro non è che rifiuto del progresso e logica dello struzzo.

Nel panorama appena sintetizzato, per me la Pasqua della rinascita dovrebbe prima d’ogni altra cosa indurre a riflettere, a valutare per ricominciare a discutere e cercare insieme soluzioni e politiche utili a salvare l’umanità ritrovando il valore della fratellanza e l’armonia con il pianeta che ci ospita. Valorizzando le differenze, senza paura delle nuove frontiere della scienza, fondando un nuovo umanesimo. Con la testa nel Ventunesimo secolo, aprendo spazio alle visioni dei giovani, che crescono coscienti di quanto sia folle dilapidare risorse per avere, nella ricorsa all’effimero che consuma il tempo e brucia il futuro.

Nasce da qui la mia poesia per questa Pasqua.

Con l’augurio che sia di serenità, riflessione, fratellanza.

Versi che crescono a silloge – Declinazioni d’amore

Anche la mia prima silloge trova la sua prima presentazione pubblica.

Come ho risposto alle sollecitazioni di Franco Pulzone, che la introduceva, non mi sento un poeta.

I versi sono nati da emozioni del momento. Restavano lì, per me e talora per la persona cui erano dedicati. Finché decisi di raccoglierli, ordinarli, srotolare con essi la pellicola delle emozioni, i tempi dell’amore che mi attraversavano l’anima. Nacque la raccolta, vinse – con mio assoluto stupore – un importante concorso nazionale e divenne libro.

Parlarne, ripercorrere versi e pagine mi aiuta a svelare l’intelligenza del sentimento che mi spinse a cercare le parole per rendere senso e profondità di quel che provai.

Sempre subii il fascino della parola. Fare poesia – tentare, almeno, di farla – significa inseguire i fonemi che abbiano capacità di esprimere ciò che passa dentro e, insieme, diano suono al verso, nello sforzo di unire significato e bellezza.

Il dilemma semantico tra metrica e significante.

Mi sento più naturalmente un narratore.

Se e quando riesco a fare poesia continua a sembrarmi un meraviglioso travolgimento, nel quale la fantasia sfiora e illumina la realtà.

Di questo ho cercato di parlare nella presentazione a Viareggio.

Un estratto è riportato nel video cui si può accedere, sul mio canale Youtube, tramite il collegamento riportato qui sotto.

Le radici dell’ispirazione – Nero come la moda

Ogni presentazione fa storia a sé. Diventa un’occasione per scoprire aspetti legati al romanzo sui quali prima non si era riflettuto.

Alla Biblioteca Comunale di Viareggio, stimolato dal come sempre arguto Umberto Guidi, iniziai spiegando – forse a me stesso per primo – quale fosse la ragione per cui scrissi “Nero come la moda”.

C’era, al pari degli altri romanzi, il desiderio di inventare una storia, di far nascere e incontrare personaggi.

La trama poliziesca, o noir, come la interpreta Umberto Guidi, mi serviva, tuttavia, per coinvolgere i lettori su un tema di forte attualità: l’inquietante pervasività della comunicazione via social e il rischio che, attraverso la rete, siano operate manipolazioni delle opinioni e dei comportamenti degli utenti.

Ho cercato di rappresentare questa preoccupazione descrivendo un’operazione criminale all’interno del mercato della moda pronta.

Forse la chiave sta in una considerazione che ho fatto esprimere dalla mente del pool giudiziario che gestisce le indagini.

“C’è un confine sottile tra convincere e abbindolare. Per dare verità giuridica alla realizzazione della seconda ipotesi, agiremmo su capitoli penali assai labili e incerti.”

Perché, come spiego nella presentazione pubblicata sul mio canale Youtube (che si può vedere al link riportato sotto) due miti vano sfatati:

la privacy – in rete non è possibile difenderla, al di là delle garanzie legali formalmente rispettate;

la democrazia – vero che ciascuno può intervenire e pubblicare il suo pensiero, ma il valore del post (cioè l’effettiva capacità di diffondere e far condividere il proprio) dipende dal potere di influenza, consolidato da pratiche tecnologicamente evolute e da disponibilità di mezzi (finanziari, comunicativi, relazionali). Sicché uno vale uno, ma alcuni valgono multipli, incommensurabilmente più forti.

Il confine tra letteratura di genere e mainstream, come quello tra saggistica e narrativa, può essere sottile.

Scrivere (e leggere) per divertirsi, ma anche per interrogarsi sul presente e sul futuro.

Declinazioni d’amore: pubblicazione

Ad Aprile vinsi al Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica – Pegasus Literary Awards XIV Edizione nella sezione per le sillogi inedite. Oltre alla targa, il premio per il primo classificato consisteva nella pubblicazione dell’opera presso la Casa Editrice Pegasus, con oneri di edizione, diffusione e commercializzazione a carico dell’editore.

Nel contratto che firmai successivamente, la pubblicazione venne prevista entro l’anno.

Ed ecco, finalmente, il libriccino tra le mie mani.

Una nuova emozione. Le vibrazioni della mia anima stampate su carta. Disponibili con ordine nelle librerie e negli store on line.

Bella sensazione.

Cosa recita la raccolta? Riporto la descrizione della mia presentazione, che precede i versi, illustrandone genesi e ispirazione.

Spero che quest’opera possa trasmettere sentimento a chi vorrà leggerla.

Nero come la moda – Temi, personaggi, morale

La Biblioteca Civica di Bagnasco mi ha invitato a presentare il mio ultimo romanzo pubblicato nella serata del 7 ottobre 2022.

Nero come la moda”, il mio giallo di recente pubblicazione, è stato presentato insieme a “Ce la farò” di Gabriella Mosso.

Affiancare un giallo a un romanzo su un’esperienza di malattia brillantemente affrontata e superata non era impresa facile. Ci è riuscito Gianluca Giraudo, capace di tessere una tela che spaziava su temi tanto differenti attraverso un’intelligente lettura critica e l’insistenza sul senso profondo delle diverse storie narrate.

La serata è corsa via veloce e ha tenuto ben viva l’attenzione del pubblico.

Verso la fine coglievo la stanchezza su molti dei visi dei presenti e, ciò nonostante, altrettanto leggevo l’interesse ad ascoltare gli stimoli che i libri proponevano.

Gianluca si è rivelato un conduttore che sa scendere nel vivo dei motivi che ci hanno spinto a scrivere. Merito di una coscienza di lettore curioso e vivace. A lui sono grato perché, da “non lettore di gialli” qual è, ha saputo cogliere nel mio scritto spunti che lo sottraggono al confinamento nella letteratura di genere.

Da quella serata estraggo alcune delle mie risposte nate dalla riflessione a interrogarmi sui contenuti che hanno ispirato il romanzo.

Sono flash video (purtroppo di non eccelsa qualità) che rendono senso e stile di “Nero come la moda”, aiutandomi a scavare nella mia passione letteraria.

L’ESERGO

La prima domanda investe la ragione della dedica che apre il romanzo: “A chi non scambia la velocità dell’informazione per la verità. A chi ancora sceglie di riflettere.

Come spiego, la dedica è venuta dopo aver completato il romanzo. Tuttavia, interpreta pienamente le inquietudini, di indole sociale, che mi hanno pungolato, spingendomi a porre al centro della vicenda la forza della manipolazione collettiva delle opinioni e dei comportamenti via web.

NOMI – CRIMINALITA’ – IL MALE

L’originalità dei nomi che scelgo per i miei protagonisti risponde al desiderio di andare oltre ogni banalità. Anche perché spero che i miei attori rimangano nella memoria e nella fantasia dei lettori.

La più pericolosa criminalità moderna non si nutre di classici delitti contro la persona, non mostra i tratti della violenza in forma fisica. Essa, puntando a grandi profitti, manipola e inquina l’economia e assume una dimensione sociale: corrompe le menti, diffonde informazioni devianti, irreggimenta i comportamenti e ne è corollario un viluppo di ricatti, corruzione, brutalità, fino all’assassinio. Questa è la criminalità, dalle dimensioni proteiformi, che cerco di descrivere – attraverso la metafora della moda – nel mio romanzo.

Il male esercita un fascino perverso. Esserne consapevoli è lo stesso che comprendere come nell’animo umano convivano sentimenti e orientamenti diversi. Nessuno è completamente buono, né malvagio. Sono le esperienze e talora le circostanze a renderlo un criminale, fino a una sorta di incarnazione del male, come il genio che guida l’organizzazione contro cui lotta il vicequestore Gabuzzi.

SARA SIRARELLA

Un’imprenditrice napoletana: bella, ambiziosa, capace di agire al confine della malavita, vagamente infatuata dal vicequestore Gabuzzi, disinvolta e pronta a unire piacere dissoluto e vantaggio per i propri piani di scalata al potere: tutto questo, in una personalità affascinante e a suo modo perversa, è Sara Sirarella.

La figura che più mi ha intrigato nella costruzione della trama.

COSA VERRA’ NELLE PROSSIME PAGINE DI GIORGIO NARRATORE

Infine, l’ultima domanda riguardava gli sviluppi della mia passione letteraria.

Ho riassunto rapidamente quel che è già pronto e ciò a cui sto lavorando.

Presentando il romanzo di Gigi Paoli

Ho avuto il piacere di presentare l’ultimo romanzo di Gigi Paoli. Non dico “l’onore” perché non so se Gigi si sentirebbe offeso (preso in giro) o mi riderebbe in faccia. Certo, da buon toscano, mi additerebbe come bischero.

Perché Gigi è talmente simpatico che l’ironia che serpeggia nei suoi libri la spiattella anche quando viene sollecitato e intervistato.

Protagonista di “Diritto di sangue” è l’eroe caustico e insinuante di tutta la serie delle cronache di Gotham: Carlo Alberto Marchi, un alter ego immaginario ma non troppo dell’autore.

Qui il fato l’ha bistrattato oltre il limite. Il grave incidente con cui si concludeva la precedente avventura ce lo restituisce dolorante e costretto a sospendere il suo lavoro al giornale dove seguiva la cronaca giudiziaria. Senonché accade che nuovi delitti riaprano un caso che tocca da vicino Carlo Alberto Marchi, riaprendo la più atroce ferita del suo passato: l’assassinio del padre durante una rapina delle Nuove Brigate Rosse.

Marchi viene richiamato in servizio, ufficiosamente, sia per i contatti che vanta in Magistratura e tra le forze dell’ordine, sia per il suo essere personalmente interessato all’inchiesta in corso.

Nella duplice veste di giornalista (che agisce dietro le quinte) e di cittadino coinvolto nel delitto al centro delle indagini, finirà per scoprire elementi di rilievo, in un rimbalzo continuo di rivelazioni con gli investigatori e gli inquirenti.

Il finale, che ovviamente non rivelo, conterrà una sorpresa, chiuderà un cerchio, ma lascerà margini di mistero, come nella miglior tradizione del giallo votato all’inseguimento del colpevole.

Libro da leggere piacevolmente, in attesa di un successivo episodio delle cronache di Gotham. In chiusura d’incontro mi sono permesso di chiedere a Gigi Paoli di non infliggere a Marchi ulteriori pene. Già fratture e acufene lo costrinsero a cercare rifugio nella morfina (terapeutica… per carità!), risparmiamogli altre sfighe!

La presentazione è corsa via stimolante e divertente. Gigi ha brillantemente doppiato le domande in cui cercavo di metterlo in difficoltà (quelle sul rapporto di Marchi con l’amore e, di riflesso, di Paoli scrittore con i misteri dell’universo femminile) e si è invece abbondantemente concesso sui temi che lo intrigano, come quello del ruolo dell’informazione cui dovrebbero assolvere i giornali dinanzi alla frammentazione e banalizzazione della presunta cronaca veicolata dal web. Una difesa del giornalismo di qualità (di approfondimento e d’inchiesta!) che ho sinceramente apprezzato.

E poi, ci ha rivelato che molte delle spigolature delle sue storie sono null’altro che una rivisitazione di esperienze dirette: così per il rapporto di affetto conflittuale con la figlia, per la descrizione di squarci di Firenze (e dei suoi locali), fino al tormento di incomprensioni con il padre, che riecheggia nella vicenda di Marchi.

Una scelta intenzionale, nella convinzione che i lettori comprendano se chi scrive parla di situazioni e condizioni che conosce. Insomma: fiction costruite su basi solide di cose vissute.

Mi pare giusto concludere con un piccolo assaggio del dialogo svolto nella presentazione.