
Anche la mia prima silloge trova la sua prima presentazione pubblica.
Come ho risposto alle sollecitazioni di Franco Pulzone, che la introduceva, non mi sento un poeta.
I versi sono nati da emozioni del momento. Restavano lì, per me e talora per la persona cui erano dedicati. Finché decisi di raccoglierli, ordinarli, srotolare con essi la pellicola delle emozioni, i tempi dell’amore che mi attraversavano l’anima. Nacque la raccolta, vinse – con mio assoluto stupore – un importante concorso nazionale e divenne libro.
Parlarne, ripercorrere versi e pagine mi aiuta a svelare l’intelligenza del sentimento che mi spinse a cercare le parole per rendere senso e profondità di quel che provai.
Sempre subii il fascino della parola. Fare poesia – tentare, almeno, di farla – significa inseguire i fonemi che abbiano capacità di esprimere ciò che passa dentro e, insieme, diano suono al verso, nello sforzo di unire significato e bellezza.
Il dilemma semantico tra metrica e significante.
Mi sento più naturalmente un narratore.
Se e quando riesco a fare poesia continua a sembrarmi un meraviglioso travolgimento, nel quale la fantasia sfiora e illumina la realtà.
Di questo ho cercato di parlare nella presentazione a Viareggio.
Un estratto è riportato nel video cui si può accedere, sul mio canale Youtube, tramite il collegamento riportato qui sotto.