
Joẩo Reis: Riparando la rete [Museo della marineria – Lisbona]
La visita a Lisbona – troppo breve per farmi un’impressione autentica di questa città carica di fascino, storia e nostalgie – mi ha regalato una sorpresa e indotto qualche riflessione.
Al museo della marineria, ospitato in un’ala dell’imponente Monastero dos Jerónimos, dopo una sfilata di miniature di vascelli del periodo nel quale il Portogallo era tra i dominatori degli oceani, si arriva in una sezione dedicata a locali pittori del Novecento, con tele ispirate alla vita di mare.
Opere che non possono vantare una cifra stilistica eccelsa e, tuttavia, comunicano sentimenti di profonda umanità.
Provai una strana emozione, perché quegli stessi sentimenti, nati dal vissuto di chi sul mare trova le radici esistenziali ma altrettanto a esso chiede lavoro e sostentamento, li avevo trovati nella mia Viareggio, in alcuni quadri esposti alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea. Di Lorenzo Viani, ovviamente.
L’attenzione a quell’intreccio di salsedine, passione e durezza del lavoro accomuna, dunque, la pittura degli artisti che vogliono dipingere il popolo nella dimensione del rapporto con la loro terra, o, meglio, in questo caso: con il loro mare.
Navigatori, pescatori, portuali, calafatori: lo furono i viareggini nel primo Novecento come lo furono, su scala maggiore, i portoghesi.
Colori e toni, una certa ruvidezza del tratto, hanno ispirazione comune.
In quelle tele si riflettono i profumi, la pazienza, le solitudini condivise dei lavoratori del mare, in un’epoca diversa dall’attuale, quando navi e barche erano legni e non resine e metallo. Quando la misura del tempo batteva con intensità diverse.
Un mondo che più non è, ma che merita d’essere ricordato attraverso le genti che lo hanno animato.
L’arte, linguaggio universale, permette di cogliere legami che altrimenti non avrei immaginato.



