(per il Maestro Battiato)

In un mondo che ha fretta, dove tutto si consuma in velocità, dissolvendosi senza lasciare autentico ricordo, molti si precipiteranno nei necrologi, per esser i primi a rendere omaggio a un grande maestro che se n’è andato, silenzioso e discreto nei suoi ultimi passi.
Credo, invece, sia necessario fermarsi a riflettere.
Come sempre Franco Battiato ha fatto.
Con il suo modo d’essere, di scrivere, di cantare.
Creando un tessuto di emozioni e pensiero che ha accompagnato il percorso di più d’una generazione.
Con la delicata passione per l’essenza. Di chi non pretendeva di indicare la via, ma sempre la inseguiva nel profumo e nelle voci del Mediterraneo, guardando a Oriente.
Una filosofia, un’interpretazione dell’umano errare con i piedi piantati nella tradizione e la suggestione dell’eternità. Del ritorno e del presente, come eco di futuro.
Voleva vederla danzare, ma, insieme, sapeva che ci voleva un’altra vita per difenderla da ipocrisia e ingenuità.
La sua opera sapeva parlare a chi voleva ascoltare oltre le metafore e le apparenti illogiche capriole tra ossimori e fughe quasi oniriche.
Così per me fu stimolo e struggimento.
Una colonna sonora per una vita mai paga di scorrere in superficie, tra il bisogno di verità e la coscienza dell’incertezza, nella continua ricerca di profondità, dove l’ancora della conoscenza salva dall’abisso dell’ignoto.
Quella sensibilità che rendeva melodia le sue canzoni: l’armonia tra versi e musica ben al di là del ritmo, che pure frequentò per le ascendenze rock.
Non trovo sufficienza nelle parole: troppo vaghe, troppo povere per il patrimonio artistico che il Maestro produsse.
Proseguo, allora, la ricerca. Come fu tutta la sua esperienza di autore e interprete.
La ricerca è sale e miele per arrivare al nocciolo dell’esistenza nel rapporto con ciò che è fuori di noi e nel quale siamo chiamati a fonderci senza perdere individualità: l’ambiente, la società, la storia. L’amore.
Ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo.
E ti vengo a cercare
(Franco Battiato – 1988)
E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine
Un rapimento mistico e sensuale
Mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l′oggetto dei miei desideri
Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
Fare come un eremita
Che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
Con la scusa di doverti parlare
Perché mi piace ciò che pensi e che dici
Perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
Saturo di parassiti senza dignità
Mi spinge solo ad essere migliore
Con più volontà.
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
Cercare l′Uno al di sopra del Bene e del Male
Essere un’immagine divina
Di questa realtà.
E ti vengo a cercare
Perché sto bene con te
Perché ho bisogno della tua presenza.