La disciplina di Penelope, di G. Carofiglio

“Capivo il punto di vista: se era davvero innocente, un provvedimento come quello è infamante quasi quanto una condanna. Un giudice non dovrebbe fare considerazioni del genere quando archivia. Si getta una macchia su una persona che non può fare nulla per difendersi perché, appunto, non è prevista l’impugnazione di un decreto di archiviazione. Si possono scrivere le parole più pesanti, impunemente.

(…)

Quando si archivia si dovrebbe dire semplicemente che non ci sono elementi per esercitare l’azione penale, nel modo più asettico possibile. Spesso non avviene.”

Già solo queste considerazioni, al secondo capitolo, valgono la lettura del libro.

Una di quelle perle di moderazione e saggezza che l’autore suggerisce (implicitamente) a chi eserciti il potere, inteso come capacità (giuridica, materiale, psicologica) di incidere nella vita di altri.

È stimolante e coinvolgente la scrittura di Carofiglio proprio perché vi affiorano squarci di sofferta consapevolezza dell’umana insufficienza, che diviene pericolosa quando si esercita su questioni delicate. Come un’inchiesta giudiziaria, che è l’oggetto delle sue narrazioni.

“La disciplina di Penelope” è una storia esile, con al centro un’indagine assai improbabile, che corre veloce verso la conclusione.

Ma ciò che affascina è la prosa risoluta, il continuo scandaglio nella tormentata missione della protagonista.

Una storia scritta in soggettiva, con tutto il coraggio che ci vuole a un autore maschio per calarsi nel punto di vista (e dimensione di vita) di una donna.

La scommessa è vinta, attraverso il succedersi di pensieri e iniziative, senza mai concedere la descrizione dell’aspetto di Penelope, tranne la sua atletica fisicità.

Forse lasciare sullo sfondo “la cazzata” che relegò una brillante magistrata a un improbabile ruolo di investigazione privata sarà il pretesto per affidare a Penelope una nuova avventura. Il personaggio lo meriterebbe: aspettiamo occasioni per rimetterla in pista, così offrendoci un nuovo romanzo e il piacere di ritrovare Carofiglio in libreria.

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