Tento qui una personalissima valutazione delle costruzioni in gara per il Carnevale 2019.
La discussione è aperta, come ogni anno, tra sostenitori e semplici spettatori (io sono tra questi ultimi…).
Prima categoria

Sotto il profilo strettamente artistico, vedo svettare su tutti “Medea” di Avanzini. La perfezione del volto, con le sue sfumature dorate e quei sipari lenti a scoprirla e celarla, esprimono un raro potere evocativo. La recita sulla plancia è svolta con i tempi e gesti che ne fanno un teatro ammagliante. Se si votasse soltanto il carro, a prescindere da coreografia e contenuti, meriterebbe di vincere a mani basse.

Una nota particolare di merito va a “L’ultima Biancaneve” di Allegrucci. Della costruzione va lodata l’animazione, capace di dipanare la sequenza del risveglio della strega che arriva a offrire la mela alla giovane, fino a indurne la morte, per un tempo dilatato che lentamente avvince, con movimenti ben calibrati che legano a seguirne l’avanzare.

Impressiona per la carica di moderno flagello il “Pa-drone” di Galli. Forse la sagoma di Trump, con la sua mascella quadrata e l’improbabile ciuffo di falso biondo, è abbastanza facile da disegnare, ma la scelta di inserirla dentro una narrazione fantascientifica e brutale, arricchita dalla danza corale dinanzi al carro, con magnifici costumi, conquista l’attenzione e la curiosità.

Altra nota di encomio la assegnerei a “Per chi suona la campana” di Lombardi, per l’efficace ed esteticamente inappuntabile costruzione dei quattro cavalieri dell’Apocalisse. Anche gli altri cinque carri sono notevoli per sforzo di fabbricazione e ideazione, ma, sempre a mio parere, restano inferiori a quelli che ho citato.
Seconda categoria
Qui è davvero dura scegliere chi premiare.
Come già nei due anni precedenti, abbiamo opere che sarebbero già adatte a gareggiare nella categoria superiore.
Tutti e cinque i carri in concorso mostrano tratti da elogiare.

La mia personale opzione privilegia “Freedom”, per la purezza dell’immagine centrale, una Emma Bonino fiera e dolce, splendida insegna della donna consapevole del suo ruolo nel mondo e nella società. Ipnoticamente magico l’ondeggiante velo che rappresenta l’aprirsi della crisalide nel gruppo scenico che precede il carro.

Di bellezza algida e scultorea “La zattera”, con il suo gruppo che si regge sul legno incerto. Unico limite una relativa freddezza, perché la tragedia dei naufraghi scossi tra le onde e impossibilitati a raggiungere la salvezza quasi scompare, troppo lontana, nel colore e nello spazio dalle figure centrali.

Per ultima, una citazione a “Prison”, della quale il contenuto si comprende soltanto ascoltando la presentazione dello speaker, cui va tuttavia riconosciuto l’impatto visivo forte e quasi traumatico. Buono, anche solo così, a muovere inquietudine e attenzione.