Claudio Rocchi

Andando a cercare tracce del proprio vissuto culturale sul web si scoprono notizie e fatti che ci erano sconosciuti.
Sull’onda del revival dei miei gusti musicali, mi sono ricordato di Claudio Rocchi, cantautore che aveva capacità di fascinazione, molto evocativo e rappresentativo di una certa inclinazione al misticismo e all’utopia della nostra generazione.
Ebbene, conservavo memoria di “Viaggio”, “Volo magico”, La tua prima luna”, nulla sapendo della sua evoluzione e della sua vita.
Dal web ho appreso molti altri aspetti interessanti.
Nacque nel 1951 e una malattia se lo portò via nel 2013
Il suo debutto fu in qualità di bassista degli Stormy Six, a 18 anni, ma già l’anno seguente iniziò la carriera come solista e ancora l’anno dopo già consacrò il suo ruolo tra i leader del progressive rock italiano pubblicando Volo magico.
Dal 1969 al 1982 fece uscire ben 14 LP (dei quali il primo con gli Stormy Six), restando vivace protagonista della ricerca musicale.
Nel 2013, già malato, con una raccolta di fondi finalizzata, autoprodusse un LP dal titolo significativo Vdb23/Nulla è andato perso. Questa edizione limitata sarà ripubblicata postuma nel 2015.
Venne molto apprezzato, agli esordi, da Renzo Arbore, che lo promosse in radio e, nel primo LP, totalmente acustico, trova la partecipazione di Mauro Pagani (flauto e violino).
Nella sua carriera musicale incrociò altri artisti, tra i quali Franco Battiato.
Tradusse, tra gli altri, pezzi di James Taylor.
Fervente pacifista, aderì ai seguaci di Krishna, fondando anche una stazione radio dedicata. Del resto, fu, ancor prima, conduttore radiofonico per la Rai, in programmi dedicati ai giovani e alla musica.
Nel 1999 fondò la prima radio libera nazionale del Nepal, che dirigerà per tre anni.
Concludendo, non si può non riconoscere che fu una personalità originale, capace di vivere senza timori e con pienezza esperienze davvero alternative al sentire comune. Non stava nel gregge, ma la sua personale rivoluzione fu più interiore che sociale ed egli non la brandì come un’ascia, limitandosi a testimoniare per sé e per quanti lo conoscevano.

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