
Metafora (Natale a Viareggio)
L’annuncio di un Natale triste e cupo
si dissolve in uno squarcio di luce
a illuminar la corte.
Poi due rovesci battenti di pioggia
a negare il sereno.
Ma il sole riprende aria nel cielo
in un empito di vento
che porta l’eco possente del mare,
col profumo affilato e puro
d’avventura e di sale.
A chiamare il passo veloce
fin sul ciglio della riva,
sulla striscia del molo,
sotto il volo dei gabbiani.
Anche Lorenzo Viani,
nel suo busto candido,
lascia il cipiglio,
accenna un sorriso
nel vivido chiarore del mattino.
Il sole si batte tra le nubi
che tentano l’effimera vittoria,
il Tirreno è un tripudio di scrosci
a infrangersi sulle pietre in bagliori;
il Libeccio urla
un messaggio di speranza.
Come a rappresentare il tormento dell’anno,
a mirare il futuro oltre gli inciampi del fato,
a spazzare paure, rancori e aridità,
ad accendere coraggio e responsabilità
per restituire fiducia di sapere, insieme,
cambiare il mondo, facendolo migliore.
Guizzi tra l’onde disegnano glifi imperfetti
in cui indovinare il futuro
tra spruzzi salmastri e ammiccanti
che spingono ad afferrare la fortuna.
Che, alla fine, dipende da noi.
Quando alto è lo sguardo,
aperta la mente,
generoso e sereno il cuore.
Nel mare, nel vento, nel cielo
segni dell’essere nella consapevolezza di sé.