
L’autopromozione è un passaggio imbarazzante.
L’ultimo romanzo che hai tra le mani, con la sua concretezza, con l’immagine di copertina che sembra incrociare lo sguardo con il tuo, appena pubblicato, ti riempie di legittimo orgoglio. L’editore lo ha approvato, merita di gettarsi nella mischia del mercato.
Per te, non è una questione economica: i diritti d’autore sono infimi e soltanto vendite a 4 zeri li renderebbero fruttosi. Un livello che in Italia raggiunge appena un numero ridottissimo di libri.
Trovare lettori è un’ambizione tutta emozionale: significa entrare in rapporto con la sfera intellettiva e sentimentale di persone che ancora non conosci. Significa che l’opera della tua fantasia e del tuo ingegno è apprezzata.
Quando non si è autori professionisti – nel senso che non ci si mantiene con il mestiere dello scrittore – ogni romanzo è, prima di tutto, un’espressione del proprio sentire, un’esperienza liberatoria e coinvolgente, una fuga e un ritorno alla realtà con la mente e l’animo più leggeri. Raramente ci si preoccupa del potenziale lettore e gli sforzi di affinamento stilistico, come quelli di garantire potere evocativo alla storia, coerenza alla trama, sono una sfida con sé stessi. Un’evoluzione cercata, romanzo dopo romanzo.
Poi arriva l’editing. Il tuo romanzo è stato accettato per la pubblicazione, hai firmato il relativo contratto e l’editor ti richiama a limare, tagliare, cambiare. Il grafico ti propone una copertina, sulla quale hai poco spazio di contestazione. Sempre l’editor sceglie il tiolo, spesso dopo il rimbalzo tra quello che avevi proposto e tante diverse soluzioni.
Con un’ottica rivolta al potenziale di vendita.
Nella mia personale esperienza, l’editing si è via via alleggerito (spero in ragione di una crescente qualità dei miei lavori). Al contrario, su titolo e copertina la discussione rimane fitta e intensa.
Alla fine, metto l’ok al “si stampi”.
Il libro è pronto.
Per la promozione non posso contare sull’editore, che è piccolo e non ha tante risorse da impiegare per farla.
Mi muovo come so e come posso, creando occasioni, postando sui social.
A monte, i dubbi su quali siano i punti di interesse e di attrazione che possono lanciare il mio romanzo.
E si arriva al dunque.
Quando un simpatico e arguto book-blogger lo chiede senza fronzoli.
«Perché dovrei comprare il tuo libro?»
Chiaro, essenziale, brutale, ineludibile.
Gli sono grato: non posso sfuggire al mostrarmi quale mi sento e penso di essere, a spiegare il valore che attribuisco a quel che ho scritto.
La risposta (che vale per tutti e quattro i romanzi della serie sulle indagini del vicequestore Diomede Gabuzzi), in diretta nella presentazione collettiva del gruppo A.Ca.b. al Bagno Nettuno di Viareggio, nella registrazione del video visibile al link sottostante.
Se sia efficace, se incontri la curiosità del pubblico, se sia capace di fascino, lo capirò dagli effetti e dalle reazioni.
Perché comprare il mio libro? – YouTube
