La società dell’informazione sta per cedere il passo alla società sostenibile.
La sostenibilità non è più uno slogan o l’oggetto di estenuanti trattative nei consessi internazionali.
A renderla un percorso e un obiettivo concreto e praticabile stanno intervenendo fattori di enorme rilievo.
Prima leva: la grande finanza. Sostenibilità è diventato un criterio discriminante per valutare (e quindi effettuare) l’impiego dei capitali. I grandi fondi d’investimento e le maggiori istituzioni finanziarie condizionano la destinazione dei capitali al rispetto di parametri di sostenibilità ambientale e, seppure con minor rigore, sociale.
Secondo atout: il segno dei colossali piani di rilancio delle maggiori economie. Dal Next Generation UE al piano di aiuti di Biden masse consistenti di finanziamento verranno convogliati nella green economy. Anche la Cina muove nella stessa direzione e gli altri partner internazionali non potranno sottrarsi ai vincoli degli accordi per la lotta all’emergenza climatica.
La potente spinta di tali tendenze sta già inducendo le grandi imprese, comprese quelle ancora dipendenti o impegnate nei combustibili fossili, a convertire modelli produttivi e attività per ridurre il loro impatto di CO2 e privilegiare input energetici da fonti rinnovabili.
Fare affari facendo (anche) il bene del mondo sta diventando un mantra, che trova praticabilità nella convinzione, suffragata da concreti esempi, che le attività in chiave di green economy sanno generare profitti e creano nuovi sbocchi occupazionali, con un saldo potenzialmente positivo rispetto alle attività che declinano e saranno abbandonate.
Senonché, affidare la grande trasformazione del modello di sviluppo alla deriva dell’economia non è saggio né prudente.
La storia del capitalismo insegna che l’istinto del mercato non porta equilibrio allo sviluppo e che proprio i passaggi di radicale innovazione creano fratture sociali e finiscono per moltiplicare le disuguaglianze. Da ultimo, ce lo ricorda l’esasperata finanziarizzazione che ha concentrato potere e profitti in parallelo all’espandersi della povertà e dell’emarginazione.
Le forze del mercato devono essere incanalate e guidate dai custodi dell’interesse collettivo. Giusto che i Consigli d’amministrazione badino alla remuneratività del capitale, purché essa rispetti i vincoli del benessere sociale (oltre a quelli della compatibilità ecologica).
Non deve accadere che la velocità del cambiamento travolga (ancora una volta) gli assetti sociali. Occorre una diffusa consapevolezza della svolta strategica cui andiamo incontro. Perché al rinnovamento del modo di produzione dovrà aggiungersi la revisione dei comportamenti di consumo, frenando la rincorsa all’avere, alla dissipazione delle risorse, alla rapida obsolescenza dei prodotti/servizi e alla superficialità insoddisfatta nel loro uso.
Siamo in una fase di transizione. Dobbiamo garantire che a guidarla siano la competenza, la responsabilità, la moderazione. Queste tra qualità vanno richieste ai leader che dovranno gestirla attraverso politiche concertate e autorevoli, forti della titolarità delle ingenti immissioni di liquidità e finanziamenti pubblici deliberati per superare l’emergenza sanitaria.
Dentro la transizione, che occuperà non pochi anni, ci sarà lo spazio per far emergere una nuova leva di dirigenti cui chiedere il disegno di una società prospera, equa e solidale. Una nuova classe dirigente, giovane, cresciuta con la dimestichezza delle tecnologie, una naturale vocazione ambientalista, la sensibilità all’umanesimo come fondamento dello sviluppo sostenibile.
Per arrivare a tutto questo, è decisiva la partecipazione cosciente e attenta di tutti i cittadini.
Le considerazioni che ho svolto mi inducono all’impegno in una associazione culturale che ritiene la scienza e l’arte veicoli per promuovere la prevalenza dell’essere sull’avere e l’evoluzione delle idee attraverso la valorizzazione delle vocazioni e dei sentimenti.
L’associazione Medusa (società versiliese di cultura) promuoverà, nel corso dell’anno, varie iniziative, nelle quali sarà centrale il tema della sostenibilità, intesa come ecologia individuale e sociale, perché l’arte e la cultura hanno il compito di muovere alla ricerca dell’essere, a suscitare la voglia di godere la bellezza, la commozione, l’amore.
La poliedrica produzione intellettuale e artistica dell’associazione può essere vista sul sito www.associazionemedusa.it.
Per parte mia, oltre a contribuire alla sua attività, indicherò, attraverso il mio sito, gli incontri tematici promossi dall’associazione. La pandemia vieta di svolgere i convegni in presenza. Questo è un limite ma anche un’opportunità. Gli incontri on line sono aperti e anche gli amici esterni al territorio versiliese potranno parteciparvi.
Invito tutti a seguire le segnalazioni che proporrò.
Bravo Giorgio è sempre un piacere arricchente leggere le Tue riflessioni sulle tematiche di attualità!
Un abbraccio a Re e ad Anna