
Il lavoro di correzione delle bozze di stampa mi ha offerto l’opportunità di una nuova rilettura del mio romanzo.
L’intervallo di tempo tra la stesura definitiva e l’ultima revisione mi ha consentito di cogliervi una chiave che era rimasta implicita.
Dinanzi a situazioni critiche, le moderne discipline di scienza organizzativa suggeriscono di praticare il “pensiero laterale”.
L’onda del movente narra di una vicenda nella quale scelte e iniziative finalizzate a raggiungere determinati obiettivi originano conseguenze diverse da quelle attese. È così per le strategie dell’indagine, a scatenare comportamenti che ne complicano gli sviluppi. Si scoprirà, alla fine, che altrettanto è accaduto all’assassino seriale.
Ma, quasi per paradosso, tante “conseguenze laterali” volgeranno l’intreccio verso la soluzione del caso, anche se attraverso percorsi eccentrici, frutto, nella svolta decisiva, proprio dell’adozione di un pensiero laterale.
Anche per fortunate circostanze, che raddrizzeranno errori di prospettiva.
Insomma, più che di eterogenesi dei fini, la trama racconta come successi e insuccessi derivino dalla concatenazione tra scelte intenzionali, tentativi traversi, capacità di afferrare opportunità e capricci della fortuna.
Legge di Dunn e razionalità nutrita da una buona dose di fantasia! Perché la vita non scorre su vie lineari.
In fondo, la formula che il Questore Burnidei chiede al vicequestore Gabuzzi, nominandolo a capo della neocostituita Squadra Scientifica Investigativa, di applicare: Osservazione, Analisi, Intuito, Immaginazione.
Un invito che Diomede Gabuzzi adotta con passione, cercando di giocare le sue qualità di profiler nella caccia al serial killer che fa tremare i fiorentini e districandosi nell’inchiesta secondaria su una misteriosa organizzazione criminale che emerge sottotraccia.
Molti temi affiorano nella successione delle scene e nei rapporti tra i protagonisti.
Questo mio secondo romanzo rispecchia le mie vocazioni: nonostante le tendenze dominanti a consumare cose, idee, sensazioni nell’effimero spazio dell’attimo, credo che la ricerca della profondità e il riconoscimento della complessità siano gli antidoti contro la perdita dell’intelligenza del mondo e del sentimento dell’umano.
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