Una delle domande ricorrenti (obbligate?) che vengono proposte agli scrittori durante le interviste riguarda le loro letture.
Cosa leggi, chi ti ha influenzato, a quali autori si ispirano il tuo stile e il tuo genere?
La risposta non è facile. Tutti pensiamo di essere del tutto originali, sol perché quando iniziamo a scrivere seguiamo un’idea e delle sensazioni istantanee e mai abbiamo in mente altre opere o altri autori.
Riflettendo a posteriori, rileggendo quel che abbiamo scritto con sufficiente distacco, ci accorgiamo, del contrario: molte letture, recenti o passate, hanno lasciato il segno nei nostri pensieri e nel nostro agire, riversandosi poi anche negli scritti che produciamo.
Fatto quest’esercizio, possiamo accostarci alla domanda con meno imbarazzo e tentare una risposta sincera, che sarà utile a chi ci interroga come anche a noi stessi.
Per parte mia, guardandomi nello specchio dell’anima, scopro che influenze profonde mi son venute non solo da alcuni scrittori, ma altrettanto – son certo ancor più – da saggi su temi disparati.
Ecco il ricordo del libro che più amai leggere: Le nozze di Cadmo e Armonia, di Roberto Calasso.
Un’opera stupenda per la capacità di portare il lettore nell’atmosfera incantata, nella torbida leggiadria della mitologia greca attraverso la quale si colgono le basi della nostra cultura. Mito e storia, psicologia fitta di contrasti e amicizie e amori incredibili. Decritti con una pulizia ed eleganza linguistica che non teme pari. Un’atmosfera che mi rapì e che torna in sottofondo quando la mia fantasia vola sulla tastiera. Un saggio che ha la il fascino estasiante e rilassante di un romanzo
Restando alla saggistica, la mia propensione a disegnare scenari, a immaginare le evoluzioni del quadro storico nel quale collocare la mia trama certamente risente degli studi e delle intuizioni dei grandi sociologi e architetti visionari. I primi a illustrare le dinamiche dei rapporti sociali, le derive e le fratture del sentire collettivo e delle loro radici materiali. I secondi a descrivere come l’ambiente costruito non sia antinomico a quello naturale e come l’urbanesimo possa essere guidato dentro la progettazione di città intenzionali.
Né posso dimenticare gli economisti che mi insegnarono a capire che il mercato non è mera somma di comportamenti individuali (e neppure razionali), i testi di diritto che delineano le regole della cittadinanza e, soprattutto, gli storici che svolgono il filo delle fasi che hanno portato ai nostri tempi. Cito, per tutti, Fernand Braudel, la cui lettura mi avvinse quasi più che quella dei romanzi d’avventura.
Sulla base di queste premesse sarei pronto a rivelare quali scritti letterari prediligo, chiarendo che finora mi sono nutrito più di studi scientifici che di romanzi.