Questo è un luogo dell’anima. Se ci attraversò il brivido dell’emozione – allora giovani – nell’udire la prima volta i versi che cantavano gli sbandati, gli irregolari, i perdenti giocosi ed irridevano alle piccole ipocrisie, da quella voce mite e malinconica che pure sapeva farsi strada nei toni alti del rock di cui ci nutrivamo, è impossibile non provare commozione dinanzi alle immagini che ricordano Faber. Facendo rivivere il clima di complicità tra cantautori, già poeti della Genova di quegli anni, il legame con una città così particolare, difficile ed affascinante.
Una visita importante, densa di sentimento. Dolce e profonda nella sua levità.
Non senza cogliere il valore di quel verso scritto a mano: “Lui le insegnava a far l’amore e lei gli insegnava ad amare.”
Così vera, così dolce e profonda nella sua levità.